Ex asso dell’aviazione, spia internazionale, Vendicatrice, Difensore ed avventuriera spaziale, dopo essere stata esposta ad un macchinario alieno che le ha donato una forza sovrumana, il potere di volare e quello di emettere od assorbire energia,Carol Danvers è...

#1 – Io, me e me stessa

di Fabio Furlanetto

 

Ponte di Brooklyn, New York City

Più di centomila persone attraversano questo ponte ogni giorno, con la possibilità di godere della vista mozzafiato della skyline di una città bellissima. Non che al momento siano in molti ad apprezzare questa possibilità, considerato che si muoverebbero più velocemente se camminassero.

-Te l’avevo detto che avrei fatto prima a volare.

A lamentarsi è la bionda seduta al lato passeggero. L’uomo alla guida picchietta le dita sul volante.

-Il dottore ha detto di non fare troppi sforzi, ricordi? Nelle tue condizioni...

-Dottore che oggi non riuscirò a vedere grazie a questa bella deviazione. E guarda che non mi serve un promemoria per le mie condizioni – risponde la donna, appoggiando entrambe le mani sul ventre. Dev’essere incinta di almeno otto mesi.

-E non mi sarei sforzata se avessimo dovuto portare alla casa nuova soltanto i miei vestiti... nessuno dei quali mi sta più bene, tra parentesi... invece dei tuoi giocattoli.

-Non definirei un giocattolo un generatore di tachioni.

-Che non funziona – puntualizza immediatamente lei.

-Per adesso. Ci sto lavorando – ricorda lui.

-Sarà un anno che dici che... – inizia a controbattere lei, interrompendosi quando vede un oggetto estremamente luminoso apparire nel cielo. L’uomo aguzza lo sguardo per studiarlo.

-Che accidenti... Carol, cosa pensi che sia? Carol?

Il sedile passeggero è vuoto, e la portiera è spalancata. Per fortuna nessuno si è accorto della donna incinta che si è gettata fuori dall’auto, perché tutti hanno gli occhi puntati verso l’alto.

 

L’aria all’interno delle auto si è scaldata improvvisamente. Con luce e calore aumentate improvvisamente, molti degli automobilisti hanno chiuso gli occhi certi di essere sul punto di morire. Quando li riaprono, però, l’oggetto si è completamente fermato grazie ad una donna che fluttua sopra le loro teste (oltre ad aver assorbito gran parte del calore, ma questo è meno ovvio).

Indossa un costume blu e rosso; il vento muove i suoi capelli biondi e la fascia rossa stretta attorno alla vita. Sostiene sopra la propria testa quello che resta dell’oggetto, grande quanto un autobus e da cui si solleva un denso fumo nero. Anche se qualcuno si accorgesse della somiglianza con la bionda che si è gettata dall’auto, chi penserebbe che questa donna con una perfetta pancia piatta sia la stessa persona? Capitan Marvel tira un sospiro di sollievo, pensando:

“Appena in tempo. Da dove viene questa cosa?” – si chiede, e con un comando mentale accede alle funzioni più avanzate del suo casco rosso. I suoi occhi non si soffermano a lungo sulla traiettoria che viene disegnata da una grafica luminosa che solo lei può vedere, perché guardando nella stessa direzione da cui è precipitato l’oggetto qualcosa di più importante ha colto la sua attenzione.

Getta la massa fumante nel fiume, incurante delle sue cinque tonnellate di peso, e schizza nuovamente verso il cielo. C’è un aereo di linea in procinto di schiantarsi a cui pensare.

Non ha veramente bisogno della sua esperienza di pilota per capire cosa sia successo: quella meteora ha perforato un’ala, ed ora la discesa è senza controllo.

Volando al di sotto dell’aereo, sostenendo gran parte del suo peso sulle proprie spalle, stringe i denti e sale di quota quanto basta per aiutare il pilota ad effettuare un atterraggio nell’East River.

 

Dane Whitman osserva l’evacuazione dell’aereo come tutti gli altri automobilisti bloccati sul ponte; migliaia di telefoni cellulari filmano l’evento, compresa quella che sarà riportata come l’immagine del giorno: Capitan Marvel che vola verso il ponte, facendo il saluto militare al suo pubblico adorante, prima di volare oltre l’orizzonte. Il telefono di Dane segnala l’arrivo di un SMS:

Ne approfitto per andare adesso dal dottore, ci vediamo a casa. Chiami tu lo SWORD?[i] Ti amo!”

Troppo occupato a leggere il messaggio della moglie, Dane non si accorge che l’apparecchiatura trasportata nei sedili posteriori della macchina si illumina per qualche secondo.

 

Xavier Institute for Higher Learning

Carol ha sempre detestato ospedali e dottori, e non è per niente a suo agio sdraiata sul lettino. E’ nuovamente in abiti civili, con i vestiti sollevati per lasciare scoperto l’addome accarezzato da una mano ricoperta di pelo blu.

-Allora, come sta oggi la mia paziente preferita? – chiede Hank McCoy, meglio conosciuto come la Bestia del super-gruppo mutante chiamato X-Men.

-Starei meglio se non fossi diventata l’ospite di un incontro di pugilato minorile. Li senti?

-Malauguratamente devo concedere di non sentire niente. Sei ancora convinta che siano gemelli?

-Hank, guardami. Sono gonfia come un dirigibile; c’è abbastanza spazio qui dentro per una partita di pallacanestro. Se questo è un bambino solo, rimpiazzerà metà dei Vendicatori.

-O degli X-Men. E’ geneticamente lapalissiano che tuo figlio sia un mutante.

-Al momento la sua carriera super-eroistica non è in cima alle mie preoccupazioni, Hank. Dimmi che sei riuscito a trovare un modo per leggere i miei segni vitali.

-Non esattamente – confessa McCoy, recuperando dalla tasca interna del camice da laboratorio che indossa un dispositivo che sembra uscito da un telefilm di fantascienza. Lo punta verso l’addome di Carol: in risposta i computer dell’infermeria trasmettono una silhouette olografica del corpo della donna, affiancato da un rapporto sui suoi segni vitali.

O meglio, questo è quello che dovrebbe fare, perché i segnali sono indicati come impercettibili.

-In qualche modo, la tua gravidanza sta avendo effetti imprevedibili sui tuoi poteri. Avevi già la capacità di assorbire energia, ma sembra essersi amplificata grandemente. Non posso nemmeno farti un’ecografia perché il tuo corpo assorbe completamente gli ultrasuoni; anche il suono del battito cardiaco del feto è totalmente assorbito. Ad essere sincero, se non fosse per le analisi del sangue ed un innegabile cambiamento fisico, esiterei a confermare che sei incinta.

-Men che meno di soli quattro mesi, lo so – dice Carol, mettendosi a sedere; per risparmiarsi uno sforzo inutile, levita semplicemente sul lettino e ruota di novanta gradi.

-Per favore dimmi che non devo aspettarmi altri cinque mesi in questo stato, perché non penso di poter diventare più... grossa di così.

-Improbabile. Secondo i files medici forniti dai nostri amici Shi’ar, una tipica gestazione Kree dura quattro mesi terrestri. Dato che il tuo DNA è per metà Kree, e considerando il più che evidente avanzato di gravidanza, la mia opinione professionale è che potresti partorire da un giorno all’altro.

-Questo l’avrei detto anch’io guardandomi allo specchio.

-Cosa vuoi che ti dica, Carol? Sono un biochimico, un ingegnere ed un eccellente ballerino, ma la professione medica è uno dei pochi traguardi intellettuali che non ho valicato.

-Non potevi semplicemente dire “guarda che non sono un medico”?

-E dove sarebbe stato il divertimento in una simile sventurata eventualità?

Carol si lascia scappare un sorriso; la Bestia sa sempre come metterla di buon umore.

-Hank... se possiamo essere seri per un attimo... sono preoccupata.

-Stai per diventare madre, Carol. E’ un effetto collaterale statisticamente prevedibile.

-Non per quello... almeno, non solo. Sappiamo entrambi che la mia storia clinica è... inusuale, anche per il nostro ambiente. Sono mezza Kree, ed il mio DNA è stato alterato e manipolato più volte di quanto mi piaccia ricordare, dalla Covata[ii] alla Fabbrica di Carne[iii]. Se c’è qualcosa che non va, qualunque cosa, vorrei saperlo.

-Carol, non so davvero di cosa stai...

-Hank, per favore. Sono incinta, non stupida. Ti ho visto armeggiare con i tuoi aggeggi elettronici troppe volte per non aver capito che hai notato qualcosa che ti preoccupa.

-La macchietta del parlare in modo inutilmente elaborato non ha funzionato, vero?

-Hank. Cosa c’è che non va in me? – chiede Carol, afferrando la mano della Bestia; quest’ultimo esita ancora prima di rispondere con un’altra domanda.

-Sai quant’è il peso massimo al decollo di un 747, Carol?

-Cosa? Non ne ho idea, una cinquantina di tonnellate penso. Se vuoi dirmi che non dovrei sollevare pesi nelle mie condizioni, giuro che ti spedisco in orbita.

-Carol, secondo i miei calcoli, è impossibile che quel veicolo potesse pesare meno di 300 tonnellate.

-Cosa? Andiamo, non essere ridicolo... è più di tre volte il mio record.

-Riconosco che non hai sostenuto l’intero peso, ma anche secondo le mie stime più conservative sei molto più forte di prima. Inoltre, il tuo corpo sta emettendo energia ionica a bassa intensità.

-Energia ionica? – ripete Carol, lasciando la mano della Bestia per stringersi istintivamente il ventre; la sua voce è spezzata, lasciando intravedere una paura fin troppo umana.

-Non è pericolosa per il bambino, vero?

-Stiamo parlando di dosi molto basse, diversi ordini di grandezza inferiori rispetto a quelle che hanno trasformato Simon in Wonder Man.

-Meno male; ci ho messo anni a decidermi ad usare il nome Capitan Marvel, non ho proprio intenzione di cambiarlo in Wonder Wo... scusa, pensavo avessi finito, continua pure.

-Inoltre, un incremento nella forza fisica durante la gravidanza è normale per i Kree; forse il tuo corpo trasforma in forma ionica tutta l’energia extra assorbita dai tuoi poteri potenziali. Tuttavia, se devo essere onesto, non posso prevedere gli effetti di un’esposizione a lungo termine. Ma posso fare qualcosa per limitare i danni – rivela la Bestia schioccando le dita, affrettandosi poi a recuperare qualcosa da una disordinata pila di meraviglie scientifiche.

-Ecco. Questo dovrebbe assorbire l’energia ionica che emetti – conclude, allacciando al polso di Carol quello che sembra semplicemente un braccialetto metallico di cattivo gusto.

-Sapevo che c’era un motivo se mi sono rivolta a te – lo ringrazia Carol, dandogli un amichevole bacio sulla guancia.

-Ricorda, in caso di effetti collaterali, specialmente se associabili ad esposizione ionica... occhi rossi, rilasci involontari di energia, costume orribile... non esitare un solo istante a chiamarmi. Ordine del dottore!

 

East River

Gli agenti dello SWORD non sono abituati ad essere al centro dell’attenzione: fino a poche settimane fa, la stessa esistenza dell’organizzazione era considerata top secret. Ora invece devono tenere lontani i giornalisti prevedendo un cordone di sicurezza, anche se quello che stanno facendo è assolutamente di routine: ripescano l’oggetto che Capitan Marvel ha lasciato cadere nel fiume per volare a soccorrere l’aereo.

Per fortuna la maggior parte dell’attenzione non è su di loro, ma sulla donna in costume rosso con una stella bianca sul petto che fluttua sull’acqua, avvolta da un’aura di energia.

-Sicuri di non aver bisogno del mio aiuto, agente Hoyle?

-Grazie, Starlight, ma ce la caviamo da soli – risponde l’uomo in uniforme, facendo un segnale ai propri colleghi. Dal loro hovercraft fuoriesce un lungo cavo metallico che scende in profondità.

-Non funzionerà. E’ troppo pesante per estrarlo così.

-Lasciaci fare. Più potenza! – ordina l’agente Hoyle, ma ci vuole poco prima che qualcosa si spezzi.

-Ci penso io. Questo è un lavoro per qualcuno come me – insiste Starlight, scendendo sott’acqua.

Trovare l’oggetto è facile: non solo la sua energia illumina il fondo del fiume, ma l’oggetto è ancora abbastanza caldo da far risalire costantemente bolle.

“Interessante. Si direbbe ci sia qualcosa dentro” pensa la donna, focalizzando le sue energie radioattive in un raggio abbastanza potente da perforare la massa di metallo.

Qualcosa fuoriesce ad una velocità incredibile: la prima reazione di Starlight è cercare di incenerirla, ma la sua radioattività non ha alcun effetto. Quando la piccola massa nera raggiunge la sua faccia, è già troppo tardi.

-Quanto tempo le ci vuole? – si lamenta l’agente Hoyle in superficie.

Non per molto: Starlight gli dà una nuova ragione per lamentarsi quando risale a tutta velocità, portando con sé un enorme blocco di metallo sorretto dalla sua energia; il getto scatenato sparge acqua ovunque.

-Finalmente! Qualche problema?

-No, nessuno. Completeremo noi la missione, riportando il manufatto alla base – risponde Starlight, che ignorando le proteste di Hoyle e la forza di gravità vola via a velocità straordinaria.

-“Noi”? - ripete l’agente SWORD, confuso dalla scelta delle parole della donna.

 

Queens, New York City

Dane Whitman si asciuga il sudore dalla fronte: avrebbe quasi preferito lasciare il generatore di tachioni nel vecchio appartamento, ma sarebbe stato problematico spiegarlo ai nuovi proprietari.

Gli scatoloni del trasloco sono ancora sparsi ovunque; ancora non sente questa casa a due piani come veramente sua, ma è di certo più adatta per crescere una famiglia di quell’appartamento.

Più accogliente del freddo castello in Inghilterra che fa parte della sua cospicua eredità e più normale di una casa a Manhattan: nonostante la follia del mondo sembra spesso essere concentrata a New York, sembra che eviti accuratamente il Queens. Qui non succede mai niente di rilevante.

Accende la televisione, il primo elettrodomestico collegato (è in certi momenti Dane si rende veramente conto di quanto si sia più americano che inglese), e per una innegabile ironia del destino c’è un servizio sull’evento a cui ha assistito in prima persona.

-Secondo un comunicato stampa della NASA, a colpire l’aereo è stato il motore di un’astronave distrutta dai Vendicatori durante l’invasione dello scorso mese[iv]. Per chi si fosse sintonizzato soltanto ora, stiamo rivedendo le immagini del salvataggio del volo 1968 ad opera di Capitan Marvel. Meglio conosciuta come Miss Marvel prima dello scontro con l’alieno Thanos[v], ha mantenuto un basso profilo dopo aver lasciato i Vendicatori alcuni anni fa. Le sue ultime apparizioni hanno avuto un notevole impatto sui social network, dove...

Dave smette di ascoltare, concentrandosi sul fermo immagine di Capitan Marvel che saluta la folla; l’induttore di immagini nasconde perfettamente la gravidanza. Anche dopo tutto questo tempo, ogni tanto Dane riesce ancora a sorprendersi di quanto sia bella.

Il telefono che squilla lo riporta alla realtà; è la prima volta che lo sente suonare, dato che non sono ancora sull’elenco.

-Pronto?

-Dottor Whitman? Sono Maria Hill del Federal Bureau of Superhuman Affairs.

-Come posso aiutarla? Se è per l’incidente di oggi...

-Mi corregga se sbaglio, ma ha visto qualcosa cadere dal cielo ed ha immediatamente chiamato lo SWORD, non è così?

-Ho lavorato come loro consulente – risponde Dane, un po’ nervoso. E’ la verità, ma solo in parte: in realtà è stato un loro agente operativo nei panni del Cavaliere Nero[vi]; esserne consulente era solo una copertura per quel poco che resta della sua identità segreta.

-Posizione che ha lasciato, mi risulta. Quello che ha solleticato il mio interesse, dottor Whitman, è che lei ha immediatamente identificato il meteorite come un motore alieno caduto dall’orbita.

-Era abbastanza chiaro, visti gli indizi. Posso chiederle perché la cosa interessa l’FBSA, agente Hill? Credevo vi occupaste di crimini super-umani, non di attacchi alieni.

-E lei se ne intende di super-criminali, no? Suo zio era il Cavaliere Nero dei Signori del Male, non è così?[vii]

-Non mi piace il suo tono, agente Hill.

-Anni di pratica. Sarò diretta, dottor Whitman: voglio offrirle un lavoro.

-Che cosa!? Senta, solo perché mio zio era...

-Lei è uno scienziato estremamente capace, dottor Whitman. Le piacerebbe mettere alla prova le sue doti e redimere la reputazione della sua famiglia agli occhi della legge?

-Sono lusingato, agente Hill, ma al momento non sto cercando un lavoro; mia moglie è vicina al suo primo parto ed ho abbastanza soldi per potermi occupare come si deve di lei.

-Non deve decidere ora, dottor Whitman, la mia porta è sempre aperta. Se mai dovesse cambiare idea, credo proprio che lei sappia come trovarmi.

-Dubito accadrà, ma la ringrazio per la considerazione. Buona giornata, agente Hill.

Dane riappende la cornetta. Le immagini di Capitan Marvel sono ancora sullo schermo; stanno parlando di come sia in testa ad un sondaggio online sui sex symbol con superpoteri.

Non hanno parlato neanche una volta della militanza di Carol nei Difensori, il gruppo dove si sono conosciuti ed innamorati.[viii]

“Non ricordo neanche l’ultima volta in cui qualcuno mi ha chiamato perché aveva bisogno di Dane Whitman e non del Cavaliere Nero”, riflette.

 

Capitan Marvel atterra nel giardino. Fortunatamente nessuno la vede estrarre dalla cintura la chiave della porta di casa, o si chiederebbero perché Capitan Marvel abbia deciso di fare visita a Dane Whitman.

-Quindi abbiamo veramente finito il trasloco? – chiede Capitan Marvel, togliendosi la maschera e disattivando l’induttore di immagini nascosto nella cintura. Il ventre piatto di cui il costume lascia intravedere gli addominali lascia rapidamente spazio ad un rigonfiamento che spiega facilmente perché poche donne incinte indossano spandex all’ottavo mese.

-Finalmente, sì. Aspetta, perché sei in costume? Non hai volato dalla scuola Xavier fino a casa, vero? Lo sai che non devi fare certi sforzi, nelle tue condizioni.

-Non cominciare anche tu. “Nelle mie condizioni” potrei batterti con entrambe le mani legate dietro la schiena, caro il mio Cavaliere Nero.

Dane Whitman preferisce non rispondere alla provocazione, lasciando che la moglie fluttui verso il divano per potersi finalmente sdraiare.

-Hff. Posso sollevare un carrarmato, ma non vedo proprio l’ora di liberarmi di tutta questa zavorra – si lamenta Carol, decidendo che forse il marito non ha tutti i torti: improvvisamente si sente estremamente debole. Ed il bracciale che le ha dato Hank emette una piccola scossa.

C’è un fortissimo lampo di luce proprio di fronte a lei, cogliendola di sorpresa. Carol rotola a terra, troppo frastornata da qualunque cosa sia appena successa da reagire come si deve.

-Che è successo!? – chiede preoccupato Dane, portando una mano al fianco come per estrarre una spada immaginaria. Antiche energie mistiche reagiscono al rituale: i suoi abiti civili sono rimpiazzati dall’armatura del Cavaliere Nero, e la sua mano destra stringe la leggendaria ed indistruttibile Lama d’Ebano.

Il lampo di energia prende una forma umana, per la precisione una forma femminile. Non è tanto questo a stupire sia il Cavaliere Nero che Capitan Marvel: è il fatto che quando la donna si è completamente materializzata, non possono che riconoscerla all’istante.

-Cosa diavolo... Dove sono? – chiede una nuova Carol Danvers, che indossa il primo costume di Miss Marvel.

 

Capitan Marvel si rimette in piedi, senza preoccuparsi di rimettersi la maschera o di riattivare l’induttore di immagini: ha preoccupazioni più concrete.

Miss Marvel osserva perplessa la situazione: un uomo con una spada sguainata ed una donna incinta a terra e visibilmente disorientata. Ne può trarre una sola conclusione.

-Tu! Che cosa le hai fatto, porco sciovinista!? – inveisce, muovendosi verso il Cavaliere Nero così rapidamente da non dargli modo di reagire, stringendo il polso destro con abbastanza forza da arrivare vicinissima a spezzargli le ossa.

-Carol, lascialo andare! – protesta Capitan Marvel, rialzandosi: la debolezza sta svanendo.

-Con chi stai parlando, sorella? Io sono Miss Marvel. Quest’uomo ti ha fatto del male?

-Ti ho detto di lasciarlo andare – insiste Capitan Marvel, stringendo i pugni: l’energia che crepita attorno alle sue mani non lascia alcun dubbio sulle sue intenzioni.

-D’accordo. Non posso combattere una sorella nelle tue condizioni – accetta Miss Marvel, lasciando andare il Cavaliere Nero. Non si è nemmeno accorta che, nonostante il dolore, il suo avversario non ha mollato la presa: se avesse voluto, avrebbe potuto colpirla in qualunque momento.

-Dove mi trovo? L’ultima cosa che ricordo è di aver combattuto lo Scorpione.

-Lo Scorpione!? E’ successo una vita fa, quando indossavo ancora... – dice a se stessa Capitan Marvel, ma non ha bisogno di continuare: la lunga sciarpa rossa e l’ombelico scoperto lasciano pochi dubbi. Questa è una Carol Danvers proveniente dal passato.[ix]

-Ascolta, Carol...

-Smettila di chiamarmi così, sorella, ti ho detto che sono Miss Marvel. E tu chi saresti?

-Capitan Marvel.

-Mi prendi in giro? Capitan Marvel è un uomo.

-Nella tua epoca, sì. Ma nel presente, cioè nel futuro, io sono te, cioè tu sei me, cioè...

-Viaggio nel tempo? – chiede Miss Marvel.

-Viaggio nel tempo – annuisce Capitan Marvel.

Un momento di silenzio. Persino tra super-eroi, non c’è un’etichetta da seguire per casi simili.

-Ti va di restare a cena? – suggerisce il Cavaliere Nero.

 

Definirla una scena surreale sarebbe un eufemismo. Dane Whitman e Carol Danvers, entrambi in abiti civili, seduti a tavola assieme ad una giovane Miss Marvel in costume. E’ quest’ultima a trovare la situazione più difficile da comprendere, anche dopo le spiegazioni di Carol:

-Vediamo se ho capito bene... la mia identità segreta è Carol Danvers ed ho un’amnesia quando mi trasformo in Miss Marvel.

-Esatto. Ti ci vorrà ancora un po’ per scoprirlo.

-Nel futuro mi faccio chiamare Capitan Marvel e sono sposata con uno scarto dei Vendicatori chiamato Cavaliere Nero.

-Ti ricordi che sono presente, vero? – tenta di intervenire Dane Whitman.

-Non so cosa è più difficile da credere: essermi sposata, essermi fatta mettere incinta, o aver finalmente imparato a cucinare.

-A dire la verità ho cucinato io – puntualizza Dane.

-Hm. Non sei neanche un buon cuoco, non so proprio cosa ci vedrò in te.

-Proprio una sfortuna che non ci siamo incontrati quando eravamo più giovani – commenta sarcasticamente Dane, lanciando un’occhiataccia a Miss Marvel.

Carol capisce che è meglio cambiare argomento e si alza da tavola suggerendo:

-Sarà meglio andare dal Dottor Strange o dai Fantastici Quattro per vedere se possono fare qualcosa per rimandarti nella tua epoca.

-Avremmo dovuto farlo subito invece di perdere tempo – protesta Miss Marvel.

-Devi fare un viaggio nel tempo, che fretta c’è? – le fa notare Carol.

-Posso pensare a qualche motivo – risponde Dane, che non nasconde di non sopportare la versione più giovane di sua moglie.

-Attenti! Sta per succedere qualcosa! – li avverte Miss Marvel, scattando in piedi e preparandosi alla battaglia. Dane sguaina la Lama d’Ebano e Carol stringe i pugni per prepararsi a colpire qualunque cosa si presenti con un raggio energetico. Passano diversi secondi di silenzio.

-Sono io, o tutta questa situazione è ridicola? – chiede il Cavaliere Nero.

-Sei solo tu. Il mio Settimo Senso non sbaglia mai – risponde Miss Marvel con disdegno.

-“Settimo Senso”? Non mi hai mai parlato di quel potere – nota il Cavaliere Nero.

-Perché l’ho perso da anni, ed anche quando lo avevo non mi è mai servito a... whoa...

Carol si sente mancare tutte le forze, e crollerebbe a terra se Miss Marvel non si muovesse con velocità sovrumana per sorreggerla. Anche Dane è scattato per aiutarla, sebbene con riflessi solamente umani, ma prima che possa avvicinarsi alla moglie Miss Marvel lo respinge.

-Stalle lontano, porco!

-Ma che ti ho fatto di male!? – protesta il Cavaliere Nero.

Un lampo di luce illumina la stanza. Un’altra volta la luce prende forma femminile ed un’altra volta è una donna bionda in costume, questa volta nero. Ed è ancora una volta un’altra Carol Danvers.

-Cosa diavolo... Dove sono? – si meraviglia la donna, disorientata dal viaggio.

-Che cosa le hai fatto, sorella!? – risponde Miss Marvel, lasciando che sia Dane a sorreggere il corpo di Carol mentre la nuova arrivata fatica ad accettare la situazione.

L’ultima Carol arrivata sa solo di trovarsi di fronte ad una donna con il suo vecchio costume, il Cavaliere Nero ed una donna visibilmente molto incinta. E’ la presenza di quest’ultima a stupirla.

-Quella...quella sono io!? – chiede a se stessa, cercando di avvicinarsi al proprio io futuro; Miss Marvel non glielo lascia fare, afferrandola per un braccio e stringendo con forza.

-Niente scherzi, sorella! Non so chi tu sia ma...

In tutta risposta, Miss Marvel viene colpita da un colpo energetico abbastanza potente ma non solo da scaraventarla nella stanza accanto, ma da farle sfasciare un muro durante il viaggio.

-Il nome è Warbird, bella. Non so qual è il tuo problema, ma-

In tutta risposta, Miss Marvel vola verso Warbird e la colpisce con un pugno alla mascella abbastanza forte da frantumare le finestre della stanza per la forza d’urto.

-Okay ragazza. Se è uno scontro che vuoi, sono tutta tua – risponde Warbird, apparentemente illesa anche dopo il colpo; afferra Miss Marvel per la lunga sciarpa rossa che porta attorno al collo e vola verso l’alto, naturalmente creando un buco nel soffitto e volando fuori dalla casa.

 

Lo scontro dovrebbe essere quanto di più equo possibile: sia Miss Marvel che Warbird sono Carol Danvers, la stessa persona con solo pochi anni di differenza.

Nonostante provenga da un’epoca in cui il trauma della trasformazione l’aveva resa più instabile di quanto sarebbe stata in futuro, Miss Marvel agisce con prudenza: esegue una serie di acrobazie aeree per schivare i raggi di energia di Warbird, avvicinandosi per dei rapidi colpi ben piazzati prima di allontanarsi.

-I tuoi raggi energetici sono belli tosti, sorella, te lo concedo; ma i tuoi riflessi sono patetici!

-Resta ferma un secondo e ti faccio vedere perché io sono nei Vendicatori e tu no!

-I Vendicatori? Hanno abbassato davvero i propri standard per far entrare una come te! Scommetto che ti hanno messa a fare la segretaria! Mar-Vell mi ha parlato di loro e credimi, non sei nemmeno all’altezza del loro aack!!!

Warbird ha afferrato la sciarpa di Miss Marvel, usandola per bloccarla e tirarla verso di sé.

-Ti faccio vedere io di cosa sono capace, “sorella”!!! – grida Warbird, carica di rabbia, scaraventando verso il suolo Miss Marvel.

Quest’ultima non ha modo di reagire in tempo, precipitando verso il suolo fino a schiantarsi in mezzo alla strada. Non è ancora finita: Warbird atterra violentemente nel cratere creato dall’impatto, e senza perdere tempo inizia a prendere ripetutamente a pugni Miss Marvel.

-Non sono all’altezza, eh!? Non sono abbastanza in gamba per i Vendicatori!? Prova a dirmi ADESSO che non sono abbastanza tosta! ANDIAMO! COS’ALTRO DEVO FARE!?

Miss Marvel non ha più la forza di reagire: il suo Settimo Senso le dice che il prossimo pugno, crepitante di energia, la metterà definitivamente K.O.

-Adesso basta – dice Capitan Marvel, afferrando il braccio di Warbird prima che possa colpire.

Warbird scatta come un animale furioso, pronta a colpire Capitan Marvel con tutto quello che ha... ma esita per un istante. Anche se l’induttore di immagini nasconde la sua gravidanza, ha pur sempre di fronte una donna incinta.

-Non voglio combatterti. Non nelle tue condizioni – risponde Warbird, al tempo stesso una scusa ed una minaccia. I suoi pugni brillano ancora di energia.

-No, non lo vorrei neanch’io – risponde Capitan Marvel, approfittando dell’indecisione di Warbird per colpirla con un pugno allo stomaco.

Il colpo non solo toglie a Warbird il fiato, ma anche il desiderio di combattere. Si stringe lo stomaco e crolla in ginocchio; Capitan Marvel pensa che sia per il dolore, ma quando capisce cosa sta per succedere è troppo tardi. Ed i suoi stivali sono sporcati dal vomito di Warbird.

-Questa giornata può diventare più strana? –si chiede Capitan Marvel.

 

Due donne sono sedute su un divano. Potrebbero essere scambiate per sorelle: a parte qualche anno di differenza, l’unica cosa che le contraddistingue è che una è in abito premaman e l’altra in un costume che lascia scoperto l’ombelico. Nessuna delle due parla.

Miss Marvel si è tolta la maschera e tiene sull’occhio destro una borsa del ghiaccio per cercare di placare il dolore di un occhio nero.

Gli unici suoni sono i conati di vomito di Warbird provenienti dal bagno e la voce di Dane Whitman che sta parlando al telefono.

-No, non lo so se provengono dal passato o da un’altra linea temporale, che differenza fa? Sì. No. Sì. Come faccio a saperlo? Sì. Non gliel’ho chiesto. Perché sta vomitando l’anima nel mio gabinetto! Hank, porta solamente il tuo fondoschiena peloso a casa mia e trova un modo per curare qualunque cosa sia successa a mia moglie!

Dane Whitman riaggancia il telefono, solo per comporre immediatamente un altro numero.

-Dottor Richards? Sono il Cavaliere Nero. Mi richiami appena riceve questo messaggio, mia moglie è al centro di una specie di anomalia temporale.

-Mi dispiace di averti rovinato il soffitto – confessa Miss Marvel a bassa voce, quasi coperta dall’ennesima telefonata di Dane al Dottor Strange.

-E il muro – puntualizza Carol, che non sembra particolarmente rincuorata dalle scuse.

-Lo ami davvero? Vuoi questo bambino? – chiede Miss Marvel; è strano sentirla parlare come una donna normale, dopo l’atteggiamento dimostrato oggi.

-Sì. Lo so che al momento ti sembra impossibile, ma questo è il futuro che voglio.

-Ci sono destini peggiori. Solo, per favore non dirmi che hai iniziato ad indossare costumi più morigerati perché te lo ha chiesto un uomo.

-Vuoi farmi un piacere, Carol? Smetti di essere me il prima... oh no, non ancora...

Carol si sente nuovamente mancare le forze. Prevedibilmente, una luce illumina la stanza per prendere poi forma femminile. Ma questa volta, quando l’energia diventa carne, la luce aumenta perché la donna in costume rosso e bianco è letteralmente in fiamme.

-Cosa diavolo... Dove sono? – chiede la donna.

Vede una Carol Danvers visibilmente incinta, un’altra Carol Danvers più giovane con il primo costume di Miss Marvel ed una borsa del ghiaccio sull’occhio, il Cavaliere Nero in costume ma senza elmetto e con una cornetta del telefono in mano. C’è un silenzio imbarazzante, interrotto solamente dal suono di una donna che vomita.

-Non credo di voler sapere – confessa la donna in fiamme.

-Benvenuta nel club, sorella – la saluta Miss Marvel.

-Il nome è Binary. Che ti è successo all’occhio?

-Mi sono presa a pugni.

-Cosa ci faccio qui? Dove sono gli altri Predoni Stellari? Voglio delle risposte.

-Una risposta l’abbiamo avuta: no, la giornata non può diventare più strana di così – risponde la Carol incinta.

 

Manhattan, ex appartamento di Dane Whitman e Carol Danvers

L’unico segno che questa è stata la dimora del Cavaliere Nero è un segno lasciato sulla parete della camera da letto, dove era appesa la Lama d’Ebano.

Dick Maneely non ha idea di aver affittato un appartamento che apparteneva ad un super-eroe; se lo avesse fatto, forse non avrebbe dormito sonni tranquilli prima di essere svegliato da un fulmine.

E non un fulmine qualsiasi: un fulmine nero che avvolge il suo corpo e che lo paralizza, impedendogli di gridare. Le sue membra sono bloccate da un’armatura nera che si espande rapidamente, ricostruendo anche un casco che ne copre gli occhi.

Completato il procedimento, di Dick Maneely non è rimasto altro che un involucro: la sua mente si è spenta, e quello che lo ha rimpiazzato si guarda attorno.

-Finalmente, dopo tutto questo tempo! La fine della dinastia del Cavaliere Nero sta per arrivare!

 

CONTINUA!

 

Nel prossimo numero: Quattro bionde e un Cavaliere Nero

 

Note

Nuova serie per la bellissima Carol Danvers, che ormai è una habitué di Marvel IT!

Con il nome di Warbird o di Miss Marvel, ha militato nei Difensori dal numero 1 al numero 64 della loro serie Marvel IT. In quel gruppo ha conosciuto il Cavaliere Nero, instaurando una relazione che ha culminato nel loro matrimonio sul numero 50; un ringraziamento sentito all’indescrivibile Fabio Volino per aver fatto nascere e crescere questa insolita coppia.

Ma Carol non si è fermata qui, essendo stata tra i protagonisti di SWORD per 11 numeri, dove l’intraprendente Marco Esposito ha dato a Carol l’impareggiabile costume che ancora oggi sfoggia sulle pagine dei fumetti americani.

E naturalmente Carol è stata fondamentale nell’epico scontro con Thanos su Vendicatori MIT #100, dove ha ufficialmente ereditato il prestigioso titolo di Capitan Marvel.

Cosa aspettarsi da questa serie? Quello in cui Carol se la cava meglio: muoversi tra i più disparati scenari forniti dalla Marvel, dalle tradizionali avventure supereroistiche a saghe spaziali ai team-up più imprevedibili a qualunque cosa venga in mente allo scrittore!

 

 

 



[i] Sentient Worlds Observation and Response Department, l’organizzazione ONU che si occupa delle minacce aliene e che per puro caso ha un acronimo interessante

[ii] Uncanny X-Men #164, in Italia su Gli Incredibili X-Men 1

[iii] Su Difensori MIT #51-53

[iv] Su Vendicatori MIT #100

[v] Sempre su Vendicatori MIT #100

[vi] Su SWORD #6-10

[vii] Sì, è così. Non vi aspettate una biografia su di lui, vero? Se sì, cercate “Nathan Garrett” su Google

[viii] Su Difensori MIT, dove si sono sposati nel numero 50

[ix] Precisamente da Ms. Marvel vol.1 #1-2, in Italia su Fantastici Quattro Corno #214-215